Nella nostra società appare sempre più evidente quanto sia importante per il benessere della persona avere una relazione di coppia soddisfacente. Una coppia sana e duratura può garantire vicinanza emotiva, rispetto, sostegno e comprensione.
D’altra parte però si registra un aumento impressionante di divorzi o separazioni, più del 40% delle coppie in Italia arriva al divorzio o alla separazione, e il trend sembra essere destinato a crescere (dati Istat 2005). Quindi, nella nostra società emerge con estrema chiarezza la crescente fragilità del sistema coppia. Le ragioni di questa crisi sono molteplici e una di queste è che la coppia si trasforma nel tempo, emergono nuovi bisogni e la diade deve adattarsi in modo flessibile per venire incontro ai nuovi bisogni dell’altro senza perdere di vista i propri. La psicologia, in particolare la psicoterapia di coppia, cerca di capire e offrire una risposta.
Sono sempre di più le coppie, sposate o non, che si rivolgono allo specialista. Le motivazioni sono di comprendere e migliorare le relazioni conoscendo i singoli bisogni di entrambi i membri della coppia, spesso dati per scontato. Riflettere sui bisogni e sulle differenze individuali è una strada utile per la ricerca di una nuova modalità di vivere una relazione soddisfacente, che consenta di incontrarsi davvero. L’autore Gottman ha puntanto l’accento sull’importanza di essere a conoscenza delle emozioni dell’altro per poter risolvere i conflitti: ciò che rende una coppia felice non è l’assenza di conflitti ma la capacità di affrontarli e risolverli; quando ciò avviene, in genere, la coppia esce da una crisi più salda e rinforzata. Spesso in una relazione un partner cerca di imporre all’altro un ruolo predefinito che l’altro, a sua volta, inconsciamente assume.
Ad esempio, se uno dei due membri della coppia è molto attivo, ha iniziative, ha maggiore spinta sociale e l’altro partner è invece più passivo, probabilmente si creerà una suddivisione di ruoli rigida che può portare a una relazione non basata sulla condivisione. Però la chiave non è che uno dei due cambi –cosa non solo difficile ma non utile – ma che cambino i ruoli nel sistema, il che è possibile nel momento in cui si arriva alla consapevolezza del ruolo. Ad esempio, il partner più attivo può così lasciare più spazio all’espressione dell’altro, sbloccandolo dal ruolo di “passivo”. Al contrario, non riconoscendo tali ruoli si rischia di agire invece di riflettere insieme e la coppia resta così imprigionata in una spirale di incomprensioni. Bisogna infatti considerare che spesso i conflitti latenti vengono alla luce solo con la crisi di un altro membro della famiglia, ad esempio il figlio, specialmente se adolescente.

La crisi del ragazzo/a adolescente può servire a chiamare con forza un cambiamento degli schemi nella famiglia e nella coppia genitoriale. Nella nostra esperienza clinica abbiamo spesso osservato come, durante il lavoro terapeutico, avvenga gradualmente il passaggio verso un livello di comunicazione più introspettivo e flessibile, con ampliamento della capacità riflessiva della coppia. In particolare, ciò è reso possibile grazie alla presenza di una coppia terapeutica (ovvero di due terapeuti: un maschio e una femmina).
La coppia terapeutica induce maggiori possibilità di rispecchiarsi, una più ricca modulazione affettiva; veicola maggiori aperture alla comunicazione, agevolando l’integrazione dei diversi punti di vista (maschile e femminile). In conclusione, è possibile non solo che la coppia risolva una situazione difficile, ma che esca dalla crisi con una nuova relazione, più salda e felice.


Dott.ssa Ilaria Spoletini – Dott. Raffaele Pandolfo
Pubblicato su www.pontemilviomagazine.it